Prima di tutto, si distingue fra due tipologie, che rispondono a differenti esigenze di trattamento:
- Artroprotesi spalla, ovvero l’impianto di una protesi totale della spalla. Questa va a sostituire sia la testa omerale che la glena scapolare. La protesi è costituita da una sfera metallica associata a uno stelo, che viene inserito nell’area dell’omero con l’aiuto di cemento o per incastro, e da un elemento in plastica fissato nell’area scapolare.
- Endoprotesi spalla, detta anche protesi parziale. Con l’impianto di questa protesi si sostituisce soltanto la testa omerale. Questa modalità è indicata ad esempio in situazioni con fratture dell’omero prossimale o osteonecrosi omerale, che non comportano il danneggiamento della glena.
Protesi inversa spalla
Nell’impianto di una protesi inversa di spalla, la tecnica chirurgica richiede
l’inversione della regolare anatomia della spalla, così da ripristinare la funzionalità del braccio. Questa tipologia di protesi spalla, studiata nel 1985 dal dottor Paul Grammont, si è diffusa notevolmente. Viene descritta come “inversa” proprio perché le sue componenti protesiche sono state studiate
invertendo quelle previste dalla protesi totale: è infatti composta da un elemento di forma emisferica che va posizionato nella cavità scapolare e da una componente concava da innestare sulla testa dell’omero.
La protesi spalla inversa è indicata nei pazienti con un’artrosi che ha dato come risultato la
rottura insanabile della cuffia dei rotatori. Questo fenomeno è il risultato della rottura dei tendini in quella stessa area anatomica, che a sua volta provoca la risalita della testa omerale e il danneggiamento della cartilagine. La protesi di spalla inversa lateralizza quello che è il centro di rotazione dell’articolazione, coinvolgendo maggiormente il deltoide in compensazione dei tenditi rotti.
La protesi inversa della spalla è però
controindicata se il paziente soffre di osteoporosi di grave entità, poiché la debolezza delle ossa incrementa il rischio di frattura durante l’operazione e la possibilità che la protesi venga mobilizzata troppo presto, oppure se il nervo circonflesso che innerva ascella e deltoide risulta leso e compromesso.
Protesi anatomica di spalla
Con la protesi anatomica di spalla, al contrario, si va a
riprodurre chirurgicamente l’anatomia standard della spalla stessa, quindi della scapola e dell’omero: viene innestata a livello scapolare una coppa metallica, mentre una sfera in metallo viene connessa alla parte superiore dell’omero. Questa tipologia di protesi è maggiormente opportuna quando il paziente ha fra i 60 e i 70 anni d’età, soffre di artrosi gleno-omerale e la cuffia dei rotatori è integra e ha conservato una certa efficienza. Viene utilizzata fin dagli anni ’50 e per lungo tempo è stato il modello di protesi più utilizzato.
Negli ultimi anni sono anche state studiate
protesi di rivestimento o emicefaliche, che prevedono la sostituzione della superficie della testa omerale con un cappuccio privo di stelo.