Morbo di Crohn

Le cause, la diagnosi e le terapie più efficaci


Una delle malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) più diffuse è il morbo di Crohn (la sigla inglese con cui viene identificata è IBD), che deve il nome “esotico” al chirurgo che per primo la identificò e descrisse negli anni Trenta, il Dott. Burrill Bernard Crohn.
 

Si stima che su circa 150.000 persone in Italia che soffrono di malattie infiammatorie intestinali, almeno 70.000 soffrano di questa malattia (fonte: AMICI Onlus, Associazione per le Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino). Di solito si presenta in età giovanile, fra i 20 e i 30 anni, ma da indagini condotte è risultato che 1 diagnosi su 5 riguarda i ragazzi under 18. È più rara invece fra le persone della terza età.

La malattia di Crohn può riguardare tutto il tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano, anche se più comunemente riguarda o l’ultima parte dell’intestino tenue, chiamato ileo, o il colon. I sintomi più comuni sono ulcere intestinali che, se non curate, possono creare restringimenti delle pareti dell’intestino definite stenosi oppure creare lesioni negli organi circostanti.

Si tratta di una malattia a decorso cronico e recidivante; si caratterizza per l’alternanza di episodi acuti con chiara evidenza dei sintomi e episodi di remissione clinica in cui la persona “sta bene”, ma senza guarigione clinica. Le ricadute o i periodi di riacutizzazione non sono prevedibili e variano da persona a persona.

In molti casi la malattia di Crohn si risolve con un intervento chirurgico entro 10 anni dalla diagnosi, che a volte non è risolutivo poiché la malattia può tornare a recidivare nella sede della resezione chirurgica.

In alcuni casi chi soffre di morbo di Crohn ha pochi sintomi spesso anche aspecifici, e la malattia viene scoperta in seguito ad indagini effettuate per altri motivi.

In altri casi, invece, a seconda della localizzazione intestinale, i sintomi del morbo di Crohn possono avere le seguenti manifestazioni:
  • diarrea cronica, con una durata oltre le 4 settimane, molto spesso notturna.
  • dolore e crampi addominali soprattutto nel quadrante destro.
  • perdita di peso, che può essere anche importante.
  • feci con presenza di sangue.
  • febbricola soprattutto serale.
  • dolori articolari.
  • ascessi e fistole anali.
Circa il 20% di chi soffre della malattia di Crohn può sviluppare delle complicanze. La più comune di queste è la stenosi, più o meno marcata, cioè un restringimento di alcuni tratti dell’intestino.
Quando si verifica la stenosi può provocare: crampi, distensione addominale fino ad arrivare a una sub-occlusione,  con ostruzione parziale o, nei casi più gravi,  completa del lume intestinale. Se ciò si verifica è possibile la comparsa di nausea e vomito. L’ostruzione è favorita da cibo come semi o nocciole e dall’impiego di fibre. Sarebbe opportuno quindi che le persone con morbo di Crohn ad andamento stenosante evitino cibi che contengono fibre.

Un’altra complicazione associata alla presenza della malattia di Crohn sono le perforazioni che possono causare sanguinamento rettale.
Inoltre possono manifestarsi abbastanza frequentemente anche fistole e ascessi. Per fistola si intende una comunicazione anomala che può svilupparsi dalla cavità ascessuale fino a un’altra zona intestinale, alla superficie cutanea o a un altro organo addominale e che in genere richiede terapia chirurgica. Fistole e ascessi di solito si manifestano con febbre e, dolore addominale.

Ancora oggi per il morbo di Crohn le cause scatenanti non sono del tutto note. Quello che è certo è che non si tratta né di una malattia contagiosa né causata da un’alimentazione errata o da fattori psicosomatici. Non è ritenuta nemmeno una malattia ereditaria in senso stretto, ma è stata notata una predisposizione familiare nello sviluppo della malattia: circa il 15-20% di chi ne è affetto ha almeno un parente stretto con  morbo di Crohn o  colite ulcerosa. Basse, tuttavia, sono le probabilità che un figlio possa sviluppare la malattia quando uno dei due genitori ne sia affetto.
 


Possibili cause del morbo di Crohn

 
È stato dimostrato che le alterazioni dovute alla malattia sono provocate da una continua e inappropriata attivazione del sistema immunitario della mucosa intestinale. A innescare questa eccessiva attività sarebbero alcuni batteri della flora batterica intestinale, che causano un processo infiammatorio di basso grado continuo che innesca e mantiene la malattia.

La patologia può essere correlata principalmente a 3 fattori:
  • alterazione genetica del gene NOD2,
  • danno mucoso a causa dell’eccessiva risposta immunitaria,
  • fattori ambientali (fra cui l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei, i FANS, contraccettivi orali e il fumo).
Ci sono poi dei fattori di rischio che vanno tenuti in considerazione perché possono favorire la malattia o peggiorarne l’andamento. Questi sono:
  • l’età: sebbene si possa manifestare a qualsiasi età, è più frequente nei giovani. Nella maggior parte di casi il morbo di Crohn si manifesta prima dei 30 anni;
  • la storia familiare: se un parente stretto soffre di morbo di Crohn è più facile che anche altre persone all’interno della famiglia ne soffrano. 1 persona su 5 affetta da questa patologia ha un familiare che ne soffre;
  • l’etnia: le persone bianche e dell’Europa orientale di discendenza ebraica hanno maggior probabilità di sviluppare il morbo di Crohn rispetto a popoli di altre etnie;
  • il fumo di sigaretta: il fumo tende non solo a favorire l’insorgenza del morbo di Crohn, ma anche a svilupparlo in maniera più grave rispetto a chi ne soffre ma non fuma. È quindi preferibile non fumare o smettere di fumare;
  • farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS): il più noto è forse l’ibuprofene, ma anche il diclofenac sodico e il naprossene sodico. Sebbene questa classe di farmaci non sia fra le cause scatenanti, tuttavia possono peggiorare i sintomi della malattia;
  • il luogo dove si vive: le persone che vivono in un paese industrializzato e in aree urbane sono più soggette a sviluppare la malattia. Ciò porta a ipotizzare che una dieta di tipo occidentale, ricca di grassi animali e cibi raffinati, possa avere un ruolo nella genesi della malattia.  Sembra che anche vivere in climi freddi, nordici porti a maggiore probabilità di sviluppare la malattia;
  • lo stress: non è fra le possibili cause della malattia, tuttavia le persone con stress cronico e che sono affette da morbo di Crohn hanno più probabilità di riacutizzazioni. Non è raro, inoltre, che sia la malattia stessa a causare un eccesso di stress nel momento di massimo malessere.

Come si fa la diagnosi del morbo di Crohn? Indispensabili sono una visita medica e alcuni esami diagnostici, come le analisi del sangue che potrebbero mettere in evidenza un’anemia, provocata dal sanguinamento dell’intestino. Anche l’elevato numero di globuli bianchi potrebbe indicare la presenza di una infiammazione su cui indagare. L’aumento della VES, della proteina C reattiva e la diminuzione dell’albumina sono ulteriori spie che è bene comunque tenere in considerazione.

Le analisi delle feci sono un altro esame che viene prescritto quando si sospetta il morbo di Crohn, poiché mettono in evidenza tracce di sangue occulto appunto nelle feci e/o la presenza di Yersinia Enterocolica, un bacillo gram-negativo responsabile della yersiniosi che si manifesta con sintomi di tipo gastroenteritico. Altro esame possibile sulle feci è la determinazione della Calprotectina che è un marker di infiammazione.

Per diagnosticare il morbo di Crohn gli esami del sangue non son sufficienti ed è necessaria la conferma attraverso indagini strumentali come l’ileocolonscopia e la gastroscopia che esaminano lo stato della mucosa del tubo gastroenterico.
Anche l’ecografiarisonanza magnetica o la colonscopia possono essere necessarie, al fine di definire meglio la localizzazione della malattia ed escludere eventuali complicanze.
 
È importante, ai primi sintomi, rivolgersi al medico. Mediamente, infatti, la diagnosi del morbo di Crohn viene fatta a 3 anni dall’insorgenza dei primi sintomi. Ma, come per altre malattie infiammatorie, la diagnosi precoce è fondamentale per evitare complicanze o danni permanenti che potrebbero richiedere l’intervento chirurgico.

La cura per il morbo di Crohn  tende a ridurre il grado dell’infiammazione intestinale.
 


Morbo di Crohn: le cure farmacologiche


Fra i farmaci più utilizzati per il trattamento del morbo di Crohn ci sono:
  • La mesalazina che ha azione antinfiammatoria sulla mucosa intestinale
  • Gli antibiotici  che agiscono riequilibrando  la flora batterica intestinale
  • Gli steroidi, che hanno anch’essi azione antinfiammatoria. Agiscono modulando la risposta immunitaria
  • Il metotrexate, che ha azione immunosoppressiva
  • L’azatioprina, un altro farmaco immunosoppressore
  • I farmaci biologici: si tratta di anticorpi biotecnologici che bloccano le molecole responsabili dell’infiammazione,
  • I farmaci sperimentali: hanno diversi meccanismi d’azione, ma sono somministrati solo in centri altamente specializzati nell’ambito di studi clinici.
La chirurgia viene praticata nei casi più gravi: in genere si effettua quando la terapia farmacologica non è in grado di controllare la sintomatologia clinica.
 


Morbo di Crohn: i rimedi naturali


I rimedi naturali possono essere utili come coadiuvanti  per alleviare i sintomi legati alla malattia. In particolare, sono adatte piante officinali quali:
  • piante ad azione antinfiammatoria:  la boswellia, la piantaggine, l’achillea, il tarassaco, l’altea,
  • il succo di aloe vera: ha azione antinfiammatoria e agirebbe anche riequilibrando la flora batterica intestinale,
  • l’olio di pesce: gli acidi grassi polinsaturi sono molto importanti per il controllo dell’infiammazione a livello intestinale;
  • vitamine e Sali minerali: andrebbero integrati per evitare carenze nutrizionali causate dal malassorbimento.
Una buona terapia per il morbo di Crohn è anche la gestione dello stress, che è considerato fra i fattori aggravanti della malattia. Molte sono le attività anti-stress che si possono fare e ognuno può trovare quella che gli è più congeniale per tempo libero a disposizione, interessi, attività. Dallo yoga a una semplice passeggiata, all’ascolto di buona musica, oppure alla pratica del giardinaggio: non c’è quindi un’attività che vada meglio di un’altra, ma solo quella che si preferisce.
Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

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