La biopsia è l'unico esame in grado di identificare con certezza la presenza di cellule tumorali nel tessuto prostatico, e consiste nel
prelievo del tessuto prostatico tramite l’utilizzo di una sonda rettale. Il tessuto viene analizzato in laboratorio e classificato secondo lo
score di Gleason, una gradazione che permette di determinare la somiglianza del tessuto a quello di una prostata in salute:
- Grado Gleason da 1 a 6: i tessuti non presentano differenze marcate e il rischio è basso
- Grado Gleason 7: il rischio è medio
- Grado Gleason da 8 fino a 10: il rischio è alto
Prima di un’eventuale biopsia, che resta una tecnica invasiva, è vantaggioso sottoporre il paziente a
risonanza magnetica multiparametrica della prostata, fondamentale per decidere se e come sottoporre il paziente a biopsia e per
ridurre l’eccesso di diagnosi e dei trattamenti. La RM mp è
utile anche dopo una biopsia negativa dopo la quale resta però il sospetto diagnostico: può infatti identificare un eventuale tumore alla prostata e la sua estensione, facilitando lo studio del trattamento giusto. Anche dopo le cure, di qualsiasi natura, la RM mp può contribuire al rilevamento di
eventuali recidive.
È inoltre in atto un’ulteriore evoluzione della relazione particolarmente preziosa fra RM mp e biopsia. In caso di sospetta neoplasia, il medico può unire le immagini date dalla risonanza magnetica prostatica multiparametrica a quelle prodotte dall’
ecografia endorettale, per poi procedere con la
biopsia prostatica fusion o
biopsia di fusione. L’accoppiamento delle immagini mette in luce le aree in cui si sospettano processi tumorali in corso, rendendo così possibili
prelievi di tessuto mirati. Questa procedura permette di diminuire il numero dei prelievi, anche nel corso del tempo, con le relative complicanze, e facilita la messa a punto del trattamento chirurgico specifico.
La biopsia permette infine di determinare
in quale fase si trovi il tumore alla prostata a seconda del coinvolgimento dei
linfonodi e della presenza di
metastasi. Molti tumori si rivelano infatti poco aggressivi, rimangono confinati alla prostata e presentano un decorso piuttosto lento. Ciò significa che i pazienti possono essere in grado di convivere col tumore per anni senza sottoporsi a specifici trattamenti e senza subire conseguenze negative per la loro salute. Inoltre, quando necessarie, le opzioni terapeutiche sono molteplici e piuttosto efficaci. Purtroppo, accanto alle forme a crescita molto lenta, esistono anche carcinomi prostatici, più aggressivi, con tendenza a metastatizzare. Per carcinoma prostatico si intende una forma di tumore maligno, le cui cellule si staccano per diffondersi in altre aree dell’organismo, anche molto distanti, e danno origine a metastasi.