Palpitazioni

Le palpitazioni consistono nella percezione consapevole del battito cardiaco, che risulta accelerato o irregolare. Possono avere diverse cause.
Sebbene le palpitazioni possano essere preoccupanti, di solito sono innocue. Raramente, le palpitazioni possono essere il sintomo di una condizione cardiaca più grave, come un battito cardiaco irregolare (aritmia), che potrebbe richiedere un trattamento. Tuttavia, in presenza di palpitazioni, o cardiopalmo persistenti o di una storia familiare che presenta soggetti cardiopatici è importante consultare il medico che valuterà le azioni per determinare la causa all’origine.
Ma cosa sono le palpitazioni?

Palpitazioni: significato e tipologie

Avere le palpitazioni significa percepire il proprio battito cardiaco in modo chiaro e soprattutto accelerato, o irregolare. Lo stress, l'esercizio fisico, i farmaci o, raramente, una condizione medica possono scatenarle.

Questo fenomeno è più spesso legato a determinati stati emotivi, tanto che anche nella cultura generale e nel linguaggio ha assunto un significato figurato: cardiopalmo è ormai sinonimo di preoccupazione, tensione, emozione forte. “Un finale al cardiopalmo” è una locuzione più che sdoganata in molti contesti, da quello sportivo fino a quello cinematografico. Ma non è solo l’ambito emotivo a determinare l’insorgere di una palpitazione al cuore. Ecco perché vale sempre la pena, specialmente nel caso in cui il disturbo non fosse temporaneo, approfondire adeguatamente.
 

Palpitazioni e ansia


Come accennato in precedenza, le palpitazioni da ansia o da stress sono in assoluto fra le più frequenti. Il legame fra organismo e dimensione psichica è ormai da tempo appurato ed evidentemente inscindibile. Del resto, nella parte più antica della nostra mente è sempre presente l’impulso che lega l’ansia alla fuga: è l’ansia ad aver salvato in passato molti esseri umani di fronte a un pericolo, innescando proprio le reazioni fisiche con cui il corpo si prepara a scappare. Si tratta quindi di una condizione fisiologica.

Ansia e palpitazioni sono molto spesso collegate, soprattutto se il paziente sta attraversando un momento complesso o se per indole tende al nervosismo. Ma se le palpitazioni fossero continue, l’ansia potrebbe non esserne necessariamente il fattore scatenante.


Palpitazioni continue


In alcuni casi, anche dopo alcuni brevi episodi transitori, possono presentarsi anche palpitazioni continue al cuore. Il disturbo diventa in questo modo fonte di particolare fastidio per il paziente. Di fronte a palpitazioni continue, cosa fare? È bene rivolgersi prontamente al proprio medico, che saprà indirizzare verso la giusta procedura da seguire. Si tratta infatti di un segnale da non sottovalutare: palpitazioni frequenti potrebbero costituire il campanello d’allarme per condizioni patologiche o disturbi cardiaci.
 

Palpitazioni a riposo e notturne


Può anche presentarsi il cardiopalmo a riposo o notturno, quindi durante quei momenti della giornata in cui ci si vorrebbe distendere e risposare. Questa tipologia di palpitazione risulta più facilmente avvertibile anche perché il soggetto si trova in un contesto in cui meno cose lo distraggono e dunque si concentra maggiormente sul sintomo. Questo non favorisce a sua volta il riequilibrio della tranquillità, a maggior ragione se all’origine vi è uno stato d’ansia.

Infatti, le palpitazioni a riposo hanno cause possibili molto diverse: pensieri e preoccupazioni che di notte sembrano talvolta più difficili da scacciare, ma anche una cena troppo pesante, che ostacola la digestione e agisce sulla funzionalità dello stomaco. Anche un’attività sportiva molto vigorosa può condurre il paziente a percepire palpitazioni da sdraiato.

Dunque perché vengono le palpitazioni?
Le cause possono essere numerose e di varia natura:
 
  • Uno stato emotivo particolarmente intenso, come in caso di stress, ansia o attacchi di panico
  • Carenza di sonno
  • Pasti troppo abbondanti o molto elaborati e piccanti
  • Picco di adrenalina, che può essere generato anche soltanto da una serata movimentata
  • Eccesso di attività fisica, che forza il cuore nella sua normale attività
  • Eccesso di consumo di sostanze psicostimolanti: questo comprende non solo sostanze stupefacenti come la cocaina, ma anche caffeina, nicotina, alcol e sostanze presenti nei farmaci, come anfetamina e pseudoefedrina (decongestionanti nasali)
  • Febbre, che implica un aumento della frequenza cardiaca
  • Disidratazione
  • Colica renale
  • Intossicazione da monossido di carbonio
  • Variazioni ormonali, in particolare nelle donne (ciclo mestruale, gravidanza, menopausa)
  • Anemia: in un paziente anemico non è raro trovare episodi di tachicardia e cardiopalmo
  • Disfunzioni della tiroide (soprattutto l’ipertiroidismo). Gli ormoni tiroidei hanno essenziali funzioni nella regolazione dello stato di salute, compresa l’attività cardiaca
  • Ernia iatale, soprattutto se la porzione di stomaco che fuoriesce nella cavità toracica è di grandi dimensioni. Ciò provoca il contatto diretto con il cuore e può agevolare lo sviluppo di aritmie (in particolare dopo i pasti).
  • Ipotensione arteriosa
  • Depressione
  • Aritmie cardiache (tachicardia e bradicardia)

A questo proposito, c’è da sottolineare la differenza tra palpitazioni e tachicardia: le prime possono essere fra i sintomi della tachicardia sinusale, la forma più comune e anche la meno pericolosa. Anche se è meno frequente che le palpitazioni cardiache abbiano a che fare con delle aritmie, le possibilità aumentano quando il paziente:
 
  • Ha già subito un infarto oppure presenta un rischio elevato
  • Soffre di patologie cardiache oppure rischia di svilupparle
  • È affetto da disturbi del cuore specifici, come anomalie del muscolo cardiaco o delle valvole, insufficienza cardiaca
  • Soffre di alterazioni nei livelli degli elettroliti. Questi sali minerali dotati di carica elettrica sono presenti soprattutto nel sangue e nelle urine, ma in generale in tutti i fluidi dell’organismo. Calcio, magnesio, potassio e sodio si trovano in forma di ioni positivi, mentre bicabornati, cloruri e fosfati in forma di ioni negativi. Una quantità corretta di questi sali è assolutamente essenziale per la salute e il benessere. Una condizione di squilibrio, sia per difetto che per eccesso, può causare una serie di problematiche anche molto serie.

Il cardiopalmo si manifesta con sintomi tipici, in particolare:
 
  • La sensazione di sentire il “salto” di un battito cardiaco
  • La percezione di un ritmo alterato, irregolare o accelerato del cuore

In particolare, è possibile avvertire le palpitazioni in gola, al torace, al petto, al collo. Se si tratta di palpitazioni improvvise, che durano giusto il tempo di qualche momento, e non frequenti, il paziente non deve allarmarsi. Quando invece le forti palpitazioni al cuore corrispondono anche a una sofferenza del muscolo cardiaco e la loro comparsa si reitera nel tempo, è necessario consultare il proprio medico per capire come procedere. Questo soprattutto quando i sintomi comprendono: sudorazione, svenimenti o perdita di coscienza, vertigini e confusione, affanno nella respirazione, dolore e pressione al torace.

Come accennato nell’introduzione, di solito le palpitazioni non sono pericolose. Ma è importante, come sempre, non sottovalutarne l’insorgenza, in particolare nel caso diventino un disturbo ricorrente. Questo perché un paziente potrebbe soffrire di aritmie, a loro volta campanelli d’allarme di condizioni serie come patologie valvolari o del miocardio, insufficienza cardiaca, perfino infarto.

Un dato rassicurante ci dice che in ogni caso meno del 50% dei soggetti con cardiopalmo soffre di aritmia. In alcuni pazienti, la palpitazione si associa a extrasistoli, ovvero la sensazione di un sussulto al petto al quale segue un vuoto, ma l’attività cardiaca prosegue nella normalità. Dunque, più che pericolose di per sé, le palpitazioni possono essere fonte di disagio fisico e agitazione.

La prima cosa su cui il medico si basa per la diagnosi è l’anamnesi, ossia la raccolta di tutte le informazioni che il paziente può fornire. In particolare: da quanto tempo si sono presentate le palpitazioni; quali sono la durata e la frequenza; se sono improvvise o si presentano in concomitanza con alcune abitudini precise; quali sintomi danno; quale tipo di battito cardiaco si percepisce; quali sostanze il paziente assume abitualmente.

Il medico misura quindi il polso arterioso, in modo da studiare il ritmo cardiaco, e il polso venoso giugulare per analizzare l’attività atriale.A questo punto, arriva il momento degli esami diagnostici.

Il primo ed essenziale è l’elettrocardiogramma, che permette di registrare l’attività elettrica del cuore. È un esame dai molti vantaggi, poiché può essere eseguito a riposo, sotto sforzo o con stress indotto attraverso la somministrazione di farmaci: a ogni singola situazione corrisponde un diverso metodo per valutare al meglio il comportamento del cuore. La prova da sforzo in particolare si rende molto utile quando si vuole affrontare un sospetto diagnostico di patologie cardiache: se il cuore si trova in piena attività, la valutazione si fa più semplice.

Quando le palpitazioni risultano di difficile definizione, in quanto molto variabili e non facilmente rilevabili attraverso l’ECG standard, si ricorre a un Holter cardiaco: questo tipo specifico di elettrocardiogramma permette di acquisire informazioni sugli impulsi elettrici del cuore in un arco temporale solitamente compreso fra le 24 e le 72 ore. Il paziente e il suo cuore vengono così monitorati durante tutte le attività quotidiane, compreso il riposo notturno.
L’evoluzione della tecnologia e della medicina ha permesso di rendere questo esame sempre meno invasivo e sempre più confortevole. Il paziente deve solo indossare un registratore portatile di piccole dimensioni, che può tenere con discrezione sotto gli abiti; al registratore sono collegati piccoli elettrodi applicati al torace. La collaborazione del paziente deve anche comprendere la redazione di una sorta di diario, su cui deve registrare qualsiasi tipo di sintomo oppure eventi peculiari che lo hanno visto protagonista (comprese eventuali fonti di stress).

Sempre molto importanti sono le analisi del sangue, che possono confermare così come escludere la presenza di anomalie collegate a patologie in atto e ancora da identificare. Allo stesso tempo, consentono di individuare possibili alterazioni nei livelli degli elettroliti. 

Per approfondire ulteriormente il quadro clinico e ottenere dati ancora più dettagliati, il medico può anche prescrivere un’ecocardiografia: con questo esame è possibile visualizzare le strutture del cuore e studiare il flusso sanguigno all’interno dei vasi, con un altissimo livello di precisione.

Anche se molto spesso non c’è necessità di allarme e il cardiopalmo scompare in autonomia, sono necessari approfondimenti specifici nel caso in cui il disturbo diventasse frequente e intenso. Dunque, il trattamento delle palpitazioni al cuore è necessariamente conseguente a una diagnosi.
Per i pazienti che soffrono d’ansia il medico potrebbe ritenere opportuna una terapia a basse dosi con un leggero farmaco beta-bloccante, in modo da far rallentare il battito cardiaco.

Nel caso in cui dipendessero da cause non patologiche, come si possono calmare le palpitazioni? Dato che possono provocare anche un fastidio intenso, la prevenzione è sempre un’ottima alleata. Ecco una serie di buone pratiche che è possibile mettere in atto:
 
  • Cercare di gestire lo stress e l’ansia, che sono fra le principali cause del disturbo. In questo caso, possono essere di grande aiuto quelle attività che coniugano il movimento fisico alla consapevolezza di sé, come ad esempio yoga, pilates, tai chi, o semplicemente esercizi di rilassamento. Altrettanto utile può essere concentrarsi sulla respirazione, fare attività fisica leggera (camminata) e bere tisane a base di camomilla, melissa o passiflora.
  • Fare grande attenzione a cibi e bevande: prediligere una dieta leggera e ricca di frutta e verdure è sempre un’ottima scelta, anche per prevenire l’insorgere di ulteriori disturbi. Importante anche evitare bevande zuccherate o contenenti caffeina.
  • Limitare il più possibile le sostanze stimolanti ed evitare quelle stupefacenti.
  • Evitare i farmaci e gli integratori che contengono sostanze stimolanti.

Come si è visto, le palpitazioni possono avere diverse cause all’origine. Non solo: possono anche evolversi nel tempo e insorgere più frequentemente e intensamente, dando così motivo al medico di indagare di nuovo e approfondire la situazione. Il paziente deve quindi avere a disposizione tutta una serie di punti fermi su cui poter contare.

Uno su tutti, la selezione di strutture specializzate in cui il sistema di base consista in una visione multidisciplinare: la collaborazione fra équipe e l’intersecarsi più fluido possibile fra le discipline sono indispensabili per soffermarsi consapevolmente sulla persona e la sua storia clinica, comprendere ogni singola situazione fino a giungere alla diagnosi e pianificare il miglior trattamento possibile.

Negli ospedali e nelle strutture GVM Care & Research tutto questo è possibile, grazie alla preparazione in costante aggiornamento e all’esperienza di medici e personale. Una parte importante è inoltre svolta dalla disponibilità delle tecnologie più avanzate: ciò consente di eseguire gli esami essenziali nel modo più preciso possibile.
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