Visita odontoiatrica

La visita odontoiatrica rappresenta un indispensabile alleato nella prevenzione di numerose patologie relative ai denti e al cavo orale, anche potenzialmente gravi.

La definizione “visita odontoiatrica” ha un significato rilevabile attraverso l’etimologia. Il termine “odontoiatra”, che identifica il medico specialista nel trattamento delle patologie dentarie (comunemente noto come dentista), è composto da due parole di origine greca: “odoús, odóntos” (dente) e “iatrós” (medico). La visita dentistica ha infatti un obiettivo molto importante: verificare lo stato dei denti e delle strutture circostanti.

Questo vale sia per i pazienti più piccoli, sia per quelli adulti o in età avanzata. I denti sono infatti un elemento non trascurabile del nostro corpo e non soltanto per motivi meramente estetici. Una dentatura in buona salute si traduce in tutta una serie di vantaggi assai più estesi, da una masticazione funzionale e corretta fino alla comunicazione verbale. La qualità della vita è quindi legata a strettissimo filo con il benessere del cavo orale. Una visita dal dentista è il primo passo per assicurarsene.

Durante la visita, il dentista può individuare la presenza di placca o tartaro, il deterioramento dello smalto, eventuali danni causati dalla masticazione o dall’assunzione di determinati farmaci, così come i segnali di infezioni batteriche, infiammazioni o altri disturbi di gravità variabile. In base al problema riscontrato, l’odontoiatra sarà poi in grado di consigliare al paziente il trattamento opportuno e le azioni da intraprendere per mantenere la bocca in buona salute.

La prima visita odontoiatrica sarebbe opportuna già in età pediatrica, in particolare dai cinque anni d’età. Si tratta infatti di uno strumento molto prezioso per capire se la dentatura del bambino sta crescendo nel modo corretto e verificare l’assenza di patologie che coinvolgono il cavo orale. La visita prevede prima di tutto una rigorosa anamnesi, ossia la raccolta di tutte le informazioni utili sulla storia clinica del paziente:
 
  • Sintomi (se presenti): quali sono, quando si sono manifestati e se risultano ricorrenti
  • Stile di vita e abitudini
  • Livello di attività fisica
  • Familiarità di alcune patologie
  • Interventi chirurgici subiti in precedenza
  • Professione (che può dare informazioni sulla postura o eventuali traumi)
  • Traumi

In seguito, il dentista procede con il vero e proprio controllo odontoiatrico, durante il quale analizza la dentizione (ovvero l’eruzione dei denti), la struttura dei denti e delle arcate dentarie e lo stato delle gengive. Prima di una visita di controllo dal dentista, il paziente deve comunicare se e quali farmaci sta assumendo in quel momento. Inoltre, se si è sottoposto in precedenza ad alcuni esami, deve portare con sé i referti e permettere al medico di visionarli. La durata della visita dentistica dipende naturalmente dalla situazione che si presenta all’odontoiatra, ma in genere è di circa un’ora.

I sintomi che di solito portano un paziente dal dentista per la visita sono dolore ai denti, alle gengive o alle mascelle, oppure sanguinamento gengivale. Ma bisogna sottolineare che vi sono anche patologie silenti, se non in tutto il processo di sviluppo, almeno nella loro fase iniziale. Sono da considerare anche problemi strutturali, come l’affollamento dentale o la caduta tardiva dei denti da latte che possono ostacolare il corretto sviluppo della dentatura definitiva, oppure la presenza di denti soprannumerari, che mettono in pericolo l’allineamento e l’occlusione.

È possibile che il paziente abbia subito traumi tali da scheggiare o addirittura rompere il dente, rendendolo irrecuperabile. Inoltre, come tutto il resto dell’organismo, la bocca si evolve con il passare del tempo. Un esempio lampante è dato dai denti del giudizio, o terzi molari, che dovrebbero erompere fra i 17 e i 30 anni d’età ma talvolta restano inclusi, causando mal di denti, disallineamento, ecc.

Ecco perché è essenziale portare avanti una corretta prevenzione odontoiatrica, che prevede il sottoporsi a una visita dentale ogni sei mesi circa, al massimo una volta all’anno. Sta allo specialista indicare le tempistiche adatte a ogni singolo paziente in base alla sua storia clinica e alle sue caratteristiche. Questo approccio consente di intervenire tempestivamente e quindi con metodi meno invasivi di quelli a cui si è costretti a ricorrere in emergenza.

I seguenti sono alcuni esempi di patologia odontoiatrica riscontrabili durante una visita orale:
 
  • Carie. Il dolore tipico indica che il dente è stato attaccato dai batteri, i quali sono riusciti a penetrare all’interno e a danneggiare la polpa, la componente vitale del dente stesso. Nella sua fase iniziale, la carie può essere asintomatica (il che significa che non si è estesa in profondità), ma può comunque risultare estesamente visibile durante la visita dentale. Una carie può formarsi a causa non soltanto di una igiene orale poco attenta, ma anche di disallineamento o fragilità dei denti, di una scarsa quantità di saliva (che diminuisce con il passare del tempo), di abitudini scorrette (in particolare il fumo) o di un’alimentazione poco sana e soprattutto ricca di zuccheri.
 
  • Gengivite. L’infiammazione delle gengive, con arrossamento e gonfiore, è causata soprattutto dall’accumulo della placca, costituita da batteri, cellule morte e minuscoli residui di cibo. Seppur si tratti di una problematica molto diffusa e di per sé di lieve entità, non va minimamente trascurata: una gengivite non trattata per tanto tempo può infatti favorire lo sviluppo di una parodontite.
 
  • Granuloma, ossia l’infiammazione cronica dell’apice radicale del dente, che è l’elemento più prossimo alle mascelle superiore e inferiore. È un disturbo particolarmente subdolo, poiché può restare silente per diversi anni. Qui sta l’importanza della prevenzione tramite regolari visite odontoiatriche: anche asintomatico, il granuloma dev’essere sempre trattato, per evitare un impatto sul sistema immunitario e la conseguente comparsa di altre infezioni.
 
  • Ascesso dentale, un accumulo di pus che può formarsi intorno alla radice del dente. In assenza di un adeguato trattamento, l’ascesso può rompersi o favorire la formazione di una fistola o di una cisti. Nelle situazioni più estreme, l’infezione può anche degenerare in setticemia.
 
  • Parodontite. Come accennato, se la gengivite non viene affrontata nel modo corretto, fra gengive e denti possono formarsi le cosiddette tasche parodontali, ovvero sacche che finiscono per intaccare l’area compresa fra radice e osso. In questo minimo spazio disponibile, i tessuti non ricevono la giusta quantità di ossigeno: l’ambiente ideale per lo sviluppo di colonie batteriche particolarmente aggressive. Ne consegue la parodontite, un’infiammazione cronica che si manifesta con sintomi come dolore, gonfiore e sanguinamento delle gengive, masticazione dolorosa, recessione gengivale ed esposizione delle radici. Anche se spesso viene identificata come sinonimo, la piorrea ne è invece la forma più grave: in questo caso la recessione gengivale si spinge a un punto tale da provocare la mobilità dei denti. Non è un caso che proprio la parodontite sia una fra le cause più frequenti di perdita dei denti. Ma non è l’unico motivo per temere questa patologia: la sua stretta connessione con l’azione batterica e la dinamica della circolazione sanguigna la rendono una probabile causa di patologie cardiovascolari e perfino parti prematuri.
 
  • Pulpite dentale, l’infiammazione della polpa dentale. Può essere facilitata da traumi o anche dal bruxismo, ma è in genere l’esito di una carie trascurata. Il sintomo che la caratterizza non è di facile comprensione, poiché si tratta di un dolore “pulsante”. Nei casi più gravi, fortunatamente rari, alla pulpite segue la necrotizzazione della polpa.
 
Per quanto riguarda le visite odontoiatriche in età pediatrica, è bene ricordare che intervenire su di una dentatura problematica il più rapidamente possibile non solo consente di migliorare il lato estetico della dentatura (e dunque anche influire sull’autostima), ma permette anche di agevolare la masticazione, lo sviluppo di una postura corretta e indirettamente la salute dell’apparato cardiocircolatorio.

È possibile che in seguito al controllo il dentista richieda l’esecuzione di una radiografia specifica, ossia l’ortopantomografia. Questo esame consente di rendere evidente l’allineamento delle arcate e portare alla luce problematiche non visibili: dalle carie profonde alle lesioni ossee, dalle cisti fino ai tumori.

È anche possibile ricorrere a una TAC Cone Beam, soprattutto quando sono previste devitalizzazione o estrazione di un dente, si vuole rilevare con sicurezza granulomi o segnali di parodontite, o si desidera valutare la disponibilità di osso prima di posizionare degli impianti. Questo esame si esegue con il medesimo principio di funzionamento della classica TC, ma si distingue da essa per alcune caratteristiche che ne fanno uno strumento all’avanguardia: le dosi di raggi X, distribuite con un fascio conico, sono bassissime (rendendo l’esame adatto a qualsiasi tipo di paziente), mentre le immagini vengono ottenute in pochissimi secondi e sono di elevatissima qualità.

Nel caso di piccoli pazienti che presentano problematiche nella crescita della dentatura, la visita dentistica serve a impostare subito un piano di correzione: a seconda dei vari casi, il dentista riterrà opportuna l’applicazione di un apparecchio fisso o mobile, con l’obiettivo di ripristinare il miglior allineamento possibile delle arcate dentarie.

Per i pazienti adulti, le soluzioni individuabili dal dentista sono molteplici e possono essere programmate in appuntamenti successivi oppure, se necessario, eseguite durante la stessa visita medica dentistica:
 
  • Detartrasi, comunemente nota come pulizia di denti. Le procedure di detartrasi, non invasive e non dolorose, servono a rimuovere il tartaro dalla superficie dentale. Questa pulizia profonda si rende periodicamente necessaria poiché l’igiene orale quotidiana, per quanto indispensabile, non consente di rimuovere batteri e placca nelle zone difficilmente raggiungibili. Evitarne l’accumulo significa scongiurare lo sviluppo di patologie serie.
 
  • Otturazione, una pratica conservativa che consente di eliminare una carie e riempire lo spazio restante all’interno del dente con materiale apposito. In alcuni casi specifici, si può optare per un’otturazione provvisoria, che però va sostituita il prima possibile con quella definitiva.
 
  • Devitalizzazione: si asporta la parte vitale del dente, che consiste in polpa, vasi sanguigni e nervi fino all’apice radicale. Si devitalizza un dente quando si è sviluppata un’infezione interna tale da compromettere la polpa in modo irreversibile.  
 
  • Incapsulazione, che a volte segue la devitalizzazione. L’applicazione di una capsula dentale in resina o ceramica, ossia di una corona artificiale, permette al dente danneggiato o scheggiato di essere protetto, funzionale alla masticazione ed esteticamente gradevole.
 
  • Apicectomia, una procedura chirurgica che comporta la rimozione del tessuto infetto e dell’apice della radice dentale. Si tratta di una soluzione necessaria di fronte a un’infezione dell’apice radicale che è impossibile trattare con metodiche meno invasive.
 
  • Estrazione, ad oggi la procedura che si cerca di evitare il più possibile: intervenire con metodi meno invasivi è sempre preferibile rispetto alla rimozione del dente dal suo alveolo, che implica una dentatura non più integra. Si distingue il caso del dente del giudizio, la cui estrazione può al contrario essere il modo migliore per conservare l’equilibrio della bocca e scongiurare il rischio di dolore, malocclusione, ecc.
 
  • Impianto di protesi mobili o fisse, che può essere un’opzione praticabile su pazienti di diverse età. Le radici artificiali che vengono impiantate sono costruite con materiali biocompatibili per sostituire gli elementi ormai mancanti nel cavo orale e migliorare la masticazione e l’articolazione delle parole.

Se la visita specialistica odontoiatrica si occupa di valutare ed eventualmente trattare patologie che colpiscono i denti, l’ortodonzia costituisce invece una disciplina specifica nell’ambito dell’odontoiatria stessa. Essa si focalizza sulla correzione di problematiche strutturali che interessano denti e ossa mascellari, allineamento scorretto della dentatura, affollamento o posizionamento improprio dei denti. Tali alterazioni possono influire molto negativamente su masticazione, linguaggio e perfino struttura del volto. Per sottoporsi a una visita ortodontica e a un trattamento dedicato, il paziente riceve quindi indicazioni dall’odontoiatra oppure da un fisiatra o da un otorinolaringoiatra.

Dal momento che i denti influiscono in modo ampio e variegato sulla salute del corpo e della mente nella sua totalità, è importante non sottovalutarne mai la condizione, a maggior ragione in presenza di sintomi. L’approccio ideale è la selezione di strutture specializzate in cui sia all’ordine del giorno una visione multidisciplinare della persona, coadiuvata dalle competenze degli esperti e dalle tecnologie più avanzate. Le Dental Unit GVM Care & Research sono fondate su tali principi, che mirano a costruire un percorso di diagnosi e cura mirato per ogni singolo paziente.

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